In SVIZZERA il SETTORE GIOVANILE non ha mai SMESSO l'ATTIVITA'
Raccontiamo quanto sta succedendo a pochi chilometri dal confine italiano dove i ragazzi (anche quelli di società dilettantistiche...) si allenano e fanno partite regolarmente

A cura della redazione di toscanagol.it
C'è da non crederci. Mentre in Italia siamo ancora qua attanagliati dalla paura e senza alcuna attenzione verso il mondo del calcio giovanile, ecco che basta spostarci di pochi chilometri dal confine del nostro paese per vedere una realtà completamente diversa. TOSCANAGOL è andata "virtualmente" in viaggio in Svizzera, nel Canton Ticino più esattamente e ha scoperto cose che ci lasciano basiti.
Nostra ideale guida in questo tour elvetico, un italiano al cento per cento, un pugliese di Vieste, Teodoro Palatella, da sei anni responsabile del settore giovanile del Lugano, società professionistica che al pari di tutti i club svizzeri ha due statuti ben distinti tra Prima squadra e settore giovanile, due presidenti e le risorse ben distinte. In pratica, cosa che in Italia non succede, se la Prima squadra fallisce, il settore giovanile prosegue come se niente fosse. Una differenza molto sostanziale, ma non è questo il "cuore" del problema.
Noi vogliamo sapere cosa è successo in questi mesi di pandemia in Svizzera. Palatella ci racconta tutto nel dettaglio. "Qua l'attività non è mai cessata dall'Agosto scorso. Hanno solo fermato le competizioni nel periodo invernale, ma questo avviene tutti gli anni. In compenso ci siamo sempre allenati, dall'attività di base a tutto il settore giovanile. Anzi, abbiamo pure aumentato il numero delle sedute noi a Lugano dove crediamo che allenarsi sia più importante che giocare".
In Svizzera le scuole sono rimaste chiuse solo per pochi giorni. "Vero, ma in quei giorni i ragazzi venivano ugualmente ad allenarsi. Qua sono stati molto bravi a gestire la pandemia nelle scuole. Tutt'altra gestione rispetto all'Italia".
Giusto però fare alcune precisazioni. "In Svizzera non ha mai smesso di fare attività chi è al di sotto dei 20 anni. Si sono fermati solo per le festività. I campionati dilettantistici, quelli che invece riguardano l'attività di coloro che hanno da 20 anni in su, si sono invece fermati".
In Italia si è fatta una distinzione tra giovani di società professionistiche e giovani di società dilettantistiche che ha fatto ridere molti. "Questo distinguo in Svizzera non esiste, noi abbiamo società dilettantistiche affiliate e abbiamo sempre continuato a dare il supporto stabilito. Il decreto della Confederazione ha diviso la popolazione solo in merito all'età. E dopo la sosta invernale, da una settimana sono ripartiti sia i campionati professionistici giovanili che quelli dilettantistici".
IL PROTOCOLLO
Palatella ci spiega il protocollo usato da tutti coloro che hanno squadre giovanili. "E' molto semplice. I ragazzi innanzitutto non possono utilizzare gli spogliatoi per fare le docce. Noi abbiamo anche ragazzi che arrivano dall'Italia e che dopo tornano a casa. A tutti raccomandiamo di portarsi dietro un cambio o qualcosa che gli permetta di non andare via sudati. Gli allenamenti non hanno limitazioni, sono previsti contatti e partitelle di ogni tipo. E gli allenamenti sono fatti assolutamente senza mascherina".
E se un ragazzo si contagia? "Nel momento in cui si riscontra un caso, le società sono allertate dagli organismi sanitari, si traccia il contatto e si fanno i tamponi a tutti i compagni. Chi ha il virus resta fermo per sette giorni, l'ottavo fa un nuovo tampone e in caso di negatività torna immediatamente ad allenarsi con il resto della squadra. Quarantena per gli altri? No, assolutamente".
Avete avuto tanti casi in questi mesi? "Qualcuno sì, ma li abbiamo tutti gestiti in maniera individuale. Abbiamo isolato i ragazzi e fatto partire le procedure. Noi abbiamo sempre preservato l'allenamento e mai fermato. Ecco, a differenza dell'Italia dove non si è capita l'importanza mentale e fisica che rappresentata tutto questo. I nostri ragazzi che arrivano dall'Italia e le loro famiglie rimarcano sempre questo fatto. Il calcio e lo sport in generale rappresenta una sorta di valvola di sfogo. Non riesco a comprendere come in Italia ci siano ragazzi che da mesi sono fermi in casa. E' inaccettabile".
Il nostro paese si è impantanato in una vera e propria palude. "Stiamo parlando di sport all'aperto. Fermare gli allenamenti è incredibile. Se viene seguito il protocollo quali problemi ci sono? Quello che si vede in Italia è davvero singolare. So di altri paesi dove si è cercato ugualmente di andare avanti con l'attività giovanile. E poi ripeto, siamo all'aperto, noi igienizziamo tutto quello che i ragazzi usano. Se si usano le precauzioni giuste non ha senso fermarsi".
In Italia si è pure discusso sul fatto che non potendo fare le docce (cosa che in Svizzera pare ampiamente superata e capita...) i ragazzi rischiavano di prendere freddo nelle giornate piovose invernali... "Ripeto, abbiamo sempre incentivato i ragazzi a portarsi un cambio e rientrare così a casa. Siamo stati rigidi su questo, perchè riteniamo che sia stato sempre da privilegiare il fatto di poter fare allenamento. Anche i genitori hanno apprezzato questo e non hanno mai fatto obiezioni. Capisco che è un piccolo sacrificio, ma così abbiamo potuto non interrompere l'attività".
